Fides et ratio e San Tommaso

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I Plenary Session 22-23 June 2000 – Le mie prime parole sono di cordiale saluto agli illustri accademici presenti e di gratitudine per il Santo Padre, che ha ideato il rinnovamento dell’Accademia di San Tommaso e riposto in noi la sua fiducia per portarlo a compimento. A lui si devono le nomine, di Presidente nella mia persona e di Prelato Segretario nella persona di Mons. Marcelo Sánchez Sorondo; sono pure parole di riconoscenza per la solerzia del Cardinal Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, del Segretario P. Bernardo Ardura, che ha preparato i documenti relativi al rinnovamento, e del Cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano, per aver nominato i soci venuti a completare il numero che doveva essere di 50. Vi saluto tutti, ad uno ad uno... e apprezzo la vostra presenza e la vostra partecipazione a questa prima assemblea. Benvenuti! Ci troviamo riuniti per un nobile intento: dare nuova vita alla Pontificia Accademia di San Tommaso. Siamo chiamati a realizzare un nuovo ciclo storico dell’Accademia, la cui origine risale al 15 ottobre del 1789. Nel duemila si compiono i 111 anni di esistenza; è di ieri e si propone, con il rinnovamento, di essere di oggi e di domani, per rispondere al suo elevato fine di trasformarsi in fermento della cultura cattolica. Ci troviamo agli inizi di quella che definiamo la seconda fase. L’evento della nostra riunione è il terzo, e decisivo, di un processo che ha avuto inizio nel 1998, con la pubblicazione dell’Enciclica Fides et ratio, ha acquisito legalità nel Motu proprio di Giovanni Paolo II Inter munera Academiarum del 28 gennaio 1999, pubblicato con gli Statuti il 25 marzo, e vuole essere messo in moto con questa riunione dei soci, nei giorni 23-25 di giugno dell’anno giubilare 2000.

Mi congratulo con voi, perché avete avuto la fortuna di essere stati chiamati a far parte degli accademici di questa istituzione ormai centenaria. Mi rallegro nel salutarvi e nel ravvisare, in questa vostra nomina, un premio per i vostri meriti nel servizio alla cultura. La nostra assemblea, con la vostra presenza e partecipazione, si adorna di una triplice splendente aureola: grazie ai vostri studi tomisti risultate essere avvolti nei raggi che sempre irradiano dal Sole che Tommaso porta in petto; con la vostra provenienza da paesi e continenti diversi conferite alla riunione un carattere di universalità; in virtù dei vostri meriti culturali vi è già stata riconosciuta una personalità emergente che ci onora. Tutto questo ci riempie di gioia e ci dà respiro per assumere nell’unità il nostro incarico di accademici di San Tommaso d’Aquino, in questa seconda fase dell’istituzione.

Le tre giornate di assemblea sono state concepite in modo da poter iniziare uniti il nostro lavoro. La circolare, datata 7 marzo 2000, che abbiamo indirizzato a tutti gli accademici, per convocarli a questa riunione, illustra le nostre motivazioni e il programma dell’incontro. È vero che dobbiamo conoscerci meglio per imparare a convivere, a immedesimarci nel compito comune che ci aspetta, per assumerci insieme l’impegno di rinnovamento dell’Accademia. E pluribus unum! Queste giornate di dialogo e di condivisione sono subordinate al conseguimento di una profonda comunione fra di noi. Siamo chiamati a deliberare sui documenti del rinnovamento, a evocare la storia dell’Accademia per poterla portare avanti, a scoprire l’orizzonte della Fides et ratio, ad accettare un programma di attività che diventi segno della vitalità dell’Accademia. Il rinnovamento implica un desiderio di andare avanti, di non cadere nella tentazione di pietrificarsi. Pure noi dell’Accademia ci confrontiamo con il dilemma di ogni realtà vivente: aut crescit aut moritur; teniamo desti la fame e la sete di verità, propria di ogni uomo, e l’anelito di creatività, coscienti che è Dio Colui che fa nuove tutte le cose.
Il mio intervento vuole aprire la via alle relazioni attinenti ai punti importanti del nostro incontro. Mi limito ad una riflessione su ciò che di per sé deve caratterizzare questa seconda fase. La presento in tre momenti: in primo luogo vi propongo una “lettura” dei documenti ufficiali, per passare poi all’intendimento partendo dalle fondamenta su cui poggia il rinnovamento e, per finire, cercherò di dare il via per il nostro lavoro.

Abelardo Lobato, O.P.

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